Il glutine fa male a tutti
Il libro del "Mal di glutine"
di Lorenzo Acerra
e-book gratuito
Dopo aver letto questo libro non solo i celiaci proseguiranno con un consumo di glutine in maniera più ponderata e prudente. E per farlo basta scegliere le forme più leggere di glutine, ovvero orzo in chicchi, farro in chicchi e farine di farro, magari concedendosi 2-3 giorni a settimana senza glutine. Le persone affette da disturbi probabilmente appartengono a quel 90% della popolazione a cui ancora non è stata diagnosticata la celiachia. I celiaci riconosciuti in Italia sono infatti solo 60.000, mentre sono 560.000 quelli stimati da ricerche fatte su ampi gruppi rappresentativi della popolazione.
Oltre a queste 500.000 persone che soffrono di disturbi cronici, ci sono un 15% di italiani (quindi 7-8 milioni di persone) che non risultano positive al test sulla celiachia, ma che hanno una grossa percentuale di anticorpi celiaci nelle feci. Queste persone potrebbero liberarsi di mal di testa, nervosismo, stanchezza, fibromialgia e dolori articolari eliminando il glutine dalle loro dieta.
Alcune delle patologie più importanti legate all'assunzione di glutine sono riportate a seguire
Psicosi, depressione, etc.
Ansia e depressione, sintomi psichiatrici comuni in individui celiaci non diagnosticati, scompaiono dopo la rimozione del glutine [Fera 2003]. Questi cambiamenti sono ascrivibili nei pazienti celiaci ai ridotti livelli di triptofano causati dal consumo di glutine [Hallert 1982, Hernanz 1991]. Ridotti livelli di triptofano sono stati individuati nella patogenesi dei disturbi depressivi anche in studi che non prendevano in considerazione il ruolo della celiachia [DeMyer 1981]. Riferisce Challacombe [1987]: "In ragazzi con celiachia non diagnosticata, che hanno avuto tanto a lungo un'apparenza infelice, in pochi giorni di regime senza glutine migliorano tantissimo dal punto di vista dell'umore. Questo miglioramento dell'umore può essere cancellato altrettanto rapidamente introducendo di nuovo il glutine nella loro alimentazione".
La dieta senza glutine può correggere fino ad eliminare sintomi psichiatrici...
Ipertensione vascolare e iper-colesterolemia
Nella celiachia non diagnosticata uno dei problemi secondari al consumo di glutine è lo sviluppo di problemi ipertensivi, che vanno in remissione con la sospensione del glutine: è ben documentato il fenomeno nel quale la gliadina o il peptide glutinoso si attaccano alla molecole di adesione intercellulare; a questo punto i linfociti attaccano il frammento glutinoso e il suo sito di ancoraggio e questo fenomeno nell'arco di qualche anno porta alla perdita dell'integrità dell'endotelio vascolare.
Ciò alimenta nel lungo termine una situazione ipertensiva, in pratica risultano ridotte le capacità di accomodare il sano e normale flusso sanguigno, si parla di ipo-perfusione. Il danno subìto si traduce in minore flessibilità dell'endotelio vascolare che supporta la funzione di rilassamento del muscolo.
Fertilità femminile e mestruazioni
Le donne con problemi di riproduzione costituiscono un gruppo a rischio di celiachia non diagnosticata [Hin 2002]. Vari autori hanno riportato un'aumentata incidenza di aborti spontanei singoli o ripetuti in donne inconsapevoli della loro condizione celiaca e quindi a dieta con glutine. La successiva diagnosi e quindi l'instaurarsi di una dieta senza glutine consente il concepimento e la felice conclusione della gravidanza [Motta 1997]. Martinelli [2000] riporta 7 casi di aborti spontanei in donne che, successivamente indirizzate alla diagnosi celiaca e sospeso il glutine per almeno un anno, riescono nel tentativo seguente a portare a compimento la gravidanza. De Sandre [1996] riferisce di una donna in cui non c'era stata verso di prevenire gli aborti in tre consecutive gravidanze; solo con la diagnosi di celiachia e un periodo senza glutine di due anni è possibile avere una gravidanza normale portata a termine con successo.
Le artriti
Bourne [1985] descrive sei pazienti in cui l'artrite è l'entità clinica prominente alla diagnosi di celiachia, che migliora con il regime senza glutine. Si tratta di casi di artrite seronegativa e senza disturbi intestinali. In un paziente con celiachia non diagnosticata il regime senza glutine risolve prontamente una poliartrite che si presenta con un quadro multisintomatico di mialgia, febbre e ansia [Bagnato 2000]. Un altro quadro multisintomatico particolare è quello di una 37enne che sviluppa polimiosite, artrite con proteinuria e diarrea liquida [Evron 1996]. Si arriva alla diagnosi di celiachia mediante ripetute analisi serologiche degli anticorpi e biopsie duodenali. Il regime senza glutine risolve tutte le anomalìe cliniche e dei valori ematici. Due anni di dieta senza glutine risolvono i problemi sia intestinali che di legamenti doloranti in un paziente che si è presentato con artropatia acuta [Adelizzi 1982]. Individuare l'eziologia della condizione artritica era risultato un compito quasi impossibile per i ricercatori, l'enigma è risolto quando la biopsia intestinale rivela la celiachia e la remissione segue la sospensione del glutine.
Coliti ulcerose e morbo di Crohn
Non sono infrequenti articoli scientifici che segnalano la necessità di valutare la sospensione del glutine in pazienti con malattie croniche infiammatorie intestinali. Breen [1987] riporta la risoluzione di 11 casi di proctite su 14 pazienti celiaci che adottano una dieta senza glutine. In due bambini con precedenti di diarrea persistente e blocco della crescita l'endoscopia rivela ulcerazioni alla mucosa del piccolo intestino. La sospensione del glutine nei due pazienti apporta clinicamente un notevole immediato miglioramento [Eltumi 1996] e, dopo un anno di regime senza glutine, l'endoscopia rivela la risoluzione delle ulcerazioni.
Tiroiditi autoimmuni
Chi è affetto da celiachia non diagnosticata è ad elevato rischio di sviluppare una serie di patologie autoimmuni secondarie all'intolleranza al glutine. Ad esempio, la prevalenza di diabete e autoimmunità della tiroide in questi pazienti con celiachia silente è rispettivamente dell' 11.1% e 14.4%. La diagnosi precoce seguita dalla sospensione del consumo di glutine previene tali malattie autoimmuni, mentre al contrario la loro maggiore prevalenza è in relazione alla durata dell'esposizione al glutine nella celiachia silente (secondo uno studio di Ventura [1999] su 909 pazienti celiaci). La progressione degenerativa associata ad un ritardo della diagnosi di celiachia è confermata da numerosi dati nel campo delle patologie autoimmuni e infiammatorie croniche [Borg 1994].
Diabete
Ingerendo cereali usiamo come carburante carboidrati complessi che devono essere scissi in sub-unità semplici (disaccaridi e trisaccaridi) che andranno in pasto prima agli enzimi disaccaridasi presenti sulla mucosa intestinale e poi alle glucosidasi cellulari. Quest'opera primaria di smantellamento dei carboidrati complessi in zuccheri semplici è praticamente tutta a carico del pancreas. Non a caso chi ci supera nelle capacità di gestione metabolica dei cereali, cioè la gallina, ha il pancreas collegato ben tre volte con l'intestino.
Epatiti autoimmuni
Se usiamo il motore di un'automobile come metafora della funzione "intestino + pancreas", ovvero per indicare la capacità di un organismo di effettuare la combustione degli alimenti su cui si sostiene, il sistema di raffreddamento, la marmitta catalitica e il sistema di lubrificazione li dobbiamo pensare presenti tutti nella forma del fegato. La funzione di marmitta sarà facile visualizzarla se è chiara la posizione fisica del fegato, che viene irrorato dal sangue impregnato delle sostanze assorbite dalla mucosa intestinale e che ha grandi capacità di assorbire tali contenuti cosicché essi non passino direttamente e indiscriminatamente in circolo. Non stupisce dunque che il consumo a lungo termine di un alimento metabolicamente difficile (nel nostro caso "cereali con glutine") non di rado possa ripercuotersi sul fegato.